Ed ora Gretter Adamoli

Ritorna martedì 7 marzo prossimo presso presso la libreria “Cazzaniga” di Arco “En dialèt al més”, l’iniziativa letteraria organizzata dall’associazione culturale “Giacomo Floriani” in collaborazione con la stessa libreria. Alle 17.30 sarà ospite la scrittrice Luisa Adamoli Gretter, di cui trovate diverse liriche in dialetto nel nostro sito. Ecco di seguito l’interessante biografia dell’autrice.

Nata a Trento, Luisa Adamoli Gretter vive a Martignano. Diplomata presso l’Istituto magistrale “A. Rosmini”, ha conseguito la laurea in materie Letterarie presso l’Università di Padova. Appassionata da sempre di scrittura sia in prosa che in poesia, non manca di dedicarsi a romanzi, biografie e studi storico-artistici. Per la poesia ricordiamo il suo ultimo libro: “Qui e altrove”; per il romanzo: “Tre punti di rosso” (su Alfonsina Gonzaga Madruzzo), “Qualcosa da raccontare – stella rossa, angelo bianco” (sulla famiglia Parolari di Chiarano di Arco e sulla lotta partigiana), “Nel labirinto del potere – Le appassionanti vicende di tre donne al tempo della Controriforma). Per tutte queste attività le sono stati assegnati numerosi premi a livello regionale e nazionale. È stata membro di giuria di vari Concorsi di Poesia e Narrativa in italiano e in dialetto. Suoi racconti, saggi e poesie sono stati trasmessi dalle sedi RAI di Trento e Bolzano, da emittenti private e pubblicati in molte antologie e riviste, in particolare su UCT-Trento (Uomo, Città, Territorio). Alcuni suoi testi sono stati tradotti in lingua tedesca. Fa parte del gruppo “Cenacolo Trentino di Cultura Dialettale” e da anni è nel direttivo dell’associazione “Pro Cultura” di Trento.

El vért de la Busa /24

Morèr

(Gelso-Morus alba)

di Sandro Parisi*

Sti ani i ghe deva le foie del morèr da magnàr ai cavaléri, perché sti chì i féss
le galete de seda. L’era alor ‘n àlber de valor, preziós. Ancòi i cavaléri nó i
gh’è pù e nó gh’è pù gnanca i morèri, forse qualcùm en qualche giardìm. El
morèr l’è na pianta bela granda, alta anca dése, dódese metri, co le foie
verde scur, a forma de of; da le bande le g’ha dei dentini come la sega; le
casca ai primi fredi. I fiori picolini i è zaldi. I fruti, le móre, se i tol su ala fim de
lui.

da “C’era il gelso” di Salvatore Ferranti

C’era il gelso lontano
oltre la vigna
c’erano l’estati infinite
e l’odore forte dell’infanzia
Rubavamo il pane
mentre i grandi dormivano

*Alessandro Parisi è un insegnante in pensione, arcense doc, amante del dialetto trentino e della nostra storia locale, curatore di una bella rubrica in dialetto sulla rivista La Busa. Siamo felici di avviare con questo testo una sua collaborazione con Arcopoesia, dando spazio a questo suo interessante lavoro sulle essenze arboree tipiche del nostro territorio del Basso Trentino. Alla scoperta di piante che ci circondano e di cui spesso non sappiamo che poco o nulla. Grazie Alessandro!

En dialèt al més ledrense

Martedì 7 febbraio prossimo, alle 17.30, ritorna alla libreria Cazzaniga di Arco “En dialèt al més”, l’iniziativa letteraria ideata dall’associazione culturale “Giacomo Floriani”, tesa a valorizzare i dialetti trentini grazie ad incontri mensili organizzati assieme a Giovanni Cazzaniga, il titolare della libreria omonima di via Segantini. E’ la volta di Luciano Daldoss.

Nato a Rovereto il 6 giugno 1957, risiede a Lenzumo in Valle di Ledro. Svolge la sua attività lavoro in un impianto idroelettrico. Amante della montagna e rocciatore, tanto da impegnarsi in solitaria anche su vie di 5° e 6° grado, ha iniziato il suo percorso poetico nel 1989, presentando sue composizioni nell’Alto Garda. Corista nel “Cima d’oro” della Valle di Ledro, alcune sue poesie sono state armonizzate per coro e incise su CD. Alcuni suoi testi poetici sono stati pubblicati su “Il Sommolago”, sull’Annuario della SAT di Riva del Garda e su “Ciàcere en trentin”. Dal novembre 1998 fa parte del Cenacolo Trentino di Cultura Dialettale.

Daldoss – scrive Alessandro Parisi – ci offre una poesia prevalentemente didascalica, a versi nervosi e rapidi, a scansione immediata (salvo poche eccezioni). Soprattutto una poesia di ambiente. Infatti, Luciano e l’ambiente che descrive sono la stessa cosa, i boschi, la montagna, la gente che vi risiede, la natura. C’è quasi una simbiosi fra lui ed il luogo dove vive. Quella di Luciano è una poesia del tutto particolare, diversa da tutta la poesia ledrense che l’ha preceduta, ma diversa anche da molta poesia dialettale trentina. È una poesia nuova ed innovativa ed invano si cercherebbe nei suoi versi un riferimento, un indirizzo, un percorso già calpestato da altri. Certo, alcuni dei temi proposti hanno avuto altre voci e altri cantori, ma l’innovazione in poesia non sta solo nella novità proposta, si attua anche guardando le stesse cose con un occhio diverso, in una luce e in una atmosfera diversi, reinventandone l’interpretazione.

Appuntamento con Enrica Buratti Rossi

Fine 2022, inizio 2023, si volta pagina. Continuano, però, gli incontri intitolati “En dialèt al més”, iniziativa letteraria dialettale organizzata dall’Associazione culturale “Giacomo Floriani” in collaborazione con la libreria “Cazzaniga” di via Segantini ad Arco, che vede coinvolti, mese dopo mese, scrittrici e scrittori dialettali trentini.

Il programma, da gennaio a giugno prossimi, è il seguente:
10 gennaio ore 17.30 Enrica Buratti Rossi
7 febbraio ore 17.30 Luciano Daldoss
7 marzo ore 17.30 Luisa Gretter Adamoli
4 aprile ore 17.30 Sergio Abram
9 maggio ore 17.30 Antonia Dalpiaz
6 giugno ore 17.30 Gilberto Galvagni


Il primo incontro, dunque, è per martedì 10 gennaio prossimo, alle 17.30, sempre in libreria
“Cazzaniga”, con Enrica Buratti Rossi.
Nata a Trento dove vive, Enrica Buratti Rossi ha insegnato Lettere nella Scuola Media Inferiore e Superiore. Dopo il pensionamento si è dedicata al volontariato. Autrice e conduttrice di eventi culturali, è stata fondatrice e presidente del Circolo Culturale Cognola fino al 2018; ora ne è presidente onoraria. Si diletta a dipingere, aderendo al Gruppo Acquerellisti Trentini, di cui è presidente. Ama scrivere in prosa e in versi. In concorsi nazionali e internazionali ha ottenuto numerosi e lusinghieri riconoscimenti. Sue composizioni sono inserite in molte antologie; sue le raccolte di liriche “Foglie di stagioni diverse” (2006), “L’incantato respiro del mondo” (2011). Importante il volume storico-fotografico “Tante immagini, una storia. Cognola e il 1900” (2008). Un suo capitolo compare ne “Il vento della storia. Ritratti di famiglia a Villa Clementi” di Festi e Merker (2013). Nel 2018 è uscito il suo libro di racconti “Genere femminile numero plurale”. Recentissimo “I òci de l’anima”.

A Pranzo un magnifico filò 2022

Zó dal cél pienént de stéle,/ per ‘na strada longa e streta…”.

C’era un tempo, forse poi nemmeno così lontano, in cui, a dicembre, ogni bambino della Busa imparava a memoria i versi della poesia di Giacomo Floriani “Santa Lúzia”, per recitarli in onore della “Santa co’ l’asenèl”. Questo e tanti altri ricordi, insieme alle poesie del tempo di Natale, hanno arricchito uno speciale filò che il Comune di Tenno (presenti le assessore alla cultura Tognoni e al turismo Bagozzi) e l’associazione “Giacomo Floriani” hanno proposto domenica 18 dicembre a Pranzo (Trento), nell’ambito della Rassegna Natale nel Tennese. Con la competente regia di Alessandro “Sandro” Parisi e grazie alle voci di Rita Pellegrini, Gilberto Galvagni e Patrizia Pacchera, è stato possibile gustare la musicalità dei versi dialettali del poeta rivano, ma anche testi di altri autori (fra cui lo stesso Galvagni) e di altri mondi, come quelli del romano Trilussa. Ogni narrazione è stata poi l’occasione per condividere ricordi, aneddoti, storie vecchie e nuove, ma anche riflessioni sull’uso del dialetto, sulla sua diffusione presso le nuove generazioni. Non è mancata l’occasione per raccontare dei luoghi e degli amici di Giacomo Floriani, a partire dallo straordinario Riccardo Maroni, a cui si devono le edizioni dei Canzonieri, ma anche la realizzazione della Baita Floriani a San Pietro, il luogo dove la memoria di questo autore è più vivida e sentita. E alla fine non poteva mancare un brindisi con lo scambio di auguri cordiale e festoso, naturalmente… in dialetto!

Poesia e musica con Balestra

“En dialèt al més”, l’iniziativa letteraria dialettale avviata dall’Associazione culturale “Giacomo Floriani” in collaborazione con la libreria “Cazzaniga” di via Segantini ad Arco (Trento), propone il quarto incontro, questa volta con Sergio Balestra, il poeta goriziano di nascita, che oggi vive a S. Orsola in val dei Mocheni, dove si dedica ad escursioni in montagna, ortofloricoltura e falegnameria dopo aver insegnato Educazione Tecnologica. Scrive versi fin dalla prima giovinezza tanto da ottenere ottimi e lusinghieri risultati in moltissimi concorsi letterari. Con alcuni amici ha costituito il gruppo musicale “I Poesica”, che presenta dei recital inerenti la storia locale. I testi, sia poetici che delle canzoni, sono scritti nei variegati dialetti parlati da Trento alla Valsugana e valli limitrofe. E proprio la musica dei “Poesica” accompagnerà i versi di Balestra per un pomeriggio, quindi, molto stimolante.
L’appuntamento è oggi stesso martedì 29 novembre, alle 17.30, presso la libreria “Cazzaniga” in via Segantini ad Arco.

p.s.: cercate Sergio Balestra in arcopoesia, troverete alcune delle sue liriche in dialetto.

Il filò a Canale, 36 anni dopo…

Dai versi di Floriani a quelli dei partecipanti, dai ricordi personali alle tradizioni del passato, dalle curiosità locali agli aneddoti più o meno divertenti: queste le principali tematiche che hanno caratterizzato il Filò dialettale che l’Associazione culturale “Giacomo Floriani” ha organizzato venerdì 18 novembre scorso presso la Casa degli Artisti “Giacomo Vittone” di Canale di Tenno dopo ben 36 anni. Era il 1986, infatti, quando un gruppo di artisti vi organizzò una serie di eventi fra cui, appunto, i filò nei caratteristici avvolti. E proprio uno di quegli artisti di allora, Bepi Leoni, ne ha rinnovato il ricordo. Naturalmente non sono mancate le letture delle poesie di Floriani: “Polénta e mortadela” con Silvana Righi, “Le patate” con Patrizia Pacchera, “La mé gata” con Fiorella Marocchi. Gilberto Galvagni, Rita Pellegrini, Mauro Galas hanno recitato loro versi, spesso collegati a quelli del poeta rivano. Benedetto “Barba” Omezzolli, invece, ha ricordato il suo libro dialettale in prosa “Storie sgangherade, vissùe ala fim del Novezento…”, seguito dall’esperienza di Emanuela Cretti che ha ricordato l’iniziativa degli abitanti di Vigne di recuperare i soprannomi delle famiglie da apporre sui muri delle case. Loretta Miorelli ha recitato con non poca emozione la sua prima poesia in dialetto, che mette a confronto il paese di Massone di oggi con quello del passato. Ma c’era anche qualcuno che il dialetto in casa non lo ha mai parlato, come Mariangiola Menotti, che ha ricordato il padre, l’apprezzato professor Carlo, che tanto ha scritto sui luoghi del Tennese.

Un filò incentrato principalmente sulla figura di Giacomo Floriani non poteva dimenticare Riccardo Maroni. A ricordarlo ci ha pensato Tullio Rigotti, che per cinque anni lo ha frequentato assiduamente tanto da diventarne amico. E gli aneddoti? Ecco, allora, i racconti di Carla Vigori, di Mauro Leoni, di Luisa Benini, dell’assessora Giancarla Tognoni, come ad esempio quelli riguardanti il matrimonio e il viaggio di nozze del professor Dalrì agli “Scandolèri” sul Calino, gli incontri con Vittone e Pinter, la “Notte di Fiaba” vista dalla terrazza della Baita “Floriani”, ed altri singolari fatti da non lasciar cadere nell’oblio. La presenza di Germano Zanarini, originario di Bologna, ha permesso anche un simpatico confronto far il dialetto altogardesano e quello emiliano. Alla fine il coordinatore della serata, Alessandro Parisi, ha portato i saluti del presidente dell’Associazione Livio Parisi e quelli di Roberta Bonazza, direttrice della stessa Casartisti. Nel contempo ha elencato tutte le iniziative in cantiere. Altri filò seguiranno certamente nel Basso Sarca, l’ha assicurato lo stesso Parisi.

El vért de la Busa /23

Maronèr

(Castagno-Castanea sativa)

di Sandro Parisi*

Ghe va su na fraca de bestie: schirati, gaze, gril, pigòzzi, perfìm zivete. Parlém del maronèr, na pianta che ‘n autùm la se ‘mpienìss de maroni, quei fruti così boni che i li zerca tuti, omeni, done, boci e bestie. El maronèr l’è na pianta granda anca trenta metri, coi tronchi grossi, screpolài, con dele sfrise fonde. El só legn l’è così dur che i contadini i lo useva per far le testére dele pèrgole dele vigne (ancòi i usa la plastica o ‘l fer). Le foie le è verde, longhe e grande, coi denti picenini dale bande. Le fa na cioma che dà na bela ombrìa l’istà. Quando riva ‘l frét, le casca e alora l’è ‘n gran laoràr a torle su. Come avém dit prima, sta pianta la fa i maroni (che pol esser anca le castagne, però pù picole dei maroni), che i è scondùi nei rizzi, tuti pieni de spine. Se pol còserli nel’aqua o brustolarli ne na padela sbusada, ma se pol anca magnarli sechi. Sti chì sarìa i móndoi. I boci de Arco na volta i podeva compràr i móndoi, ‘nsema ala caròbola, dai Gavatta che i gaveva ‘l banchét postà al mur dela cantina “Marchetti”.

Na roba da nó desmentegàr: quando se vol darghe na brustolada ai maroni, bisogn prima taiàrghe la scorza, perché se no i s’ciopeta come le capete e se pol farse del mal.

da “‘Na ceseta de montagna” di Giacomo Floriani

ai péi de la montagna, zircondada

da ‘na vecia faméa de castagnèri,

che i té ‘mpienis la testa de penséri,

gh’è ‘na ceseta quasi abandonada.

da “Le castagne” di Giacomo Floriani

Ah ve giuro che quando l’altro dí,

ho vist fór da le Porte ‘n padelóm

piem de castagne arosto, mi ò sentí

al cór, en quel momént, en zèrt strucóm;

perché, quel vecio padelóm sbusà,

có le prime castagne brustolade,

l’anunzieva che néva via l’istà,

có le só bele e lìmpide giornade,

da Càpita l’inverno di Giacomo Floriani

Putèi!… Càpita l’inverno

de scondom da le montagne;

ma mi, furbo, da ‘na banda

gh’ò ‘na bèna de castagne,

‘na conzal de Fontanele,

en cosina qualche zoca,

da scaldarme quando ‘l fioca.

da “La prima neve” di Giacomo Floriani

Boie sul fogolar de la mé baita

en paról de castagne, che ‘l tramanda

bonodori de salvia e de montagne.

En vecio zoc de làres, spore de muscio,

enbalsamà dal sól e da la brina,

l’arde da n’óra, pacifico e alegro,

spandendo ‘n bel tepór per la cosina.

*Alessandro Parisi è un insegnante in pensione, arcense doc, amante del dialetto trentino e della nostra storia locale, curatore di una bella rubrica in dialetto sulla rivista La Busa. Siamo felici di avviare con questo testo una sua collaborazione con Arcopoesia, dando spazio a questo suo interessante lavoro sulle essenze arboree tipiche del nostro territorio del Basso Trentino. Alla scoperta di piante che ci circondano e di cui spesso non sappiamo che poco o nulla. Grazie Alessandro!

Ritornano i filò a Canale di Tenno


Mentre qui sopra proponiamo un secondo filmato dal pomeriggio in versi alla libreria Cazzaniga (ospite Lia Bezzi Cinà con le sue poesie), eccoci già ad annunciare un nuovo appuntamento culturale promosso dall’Associazione Giacomo Floriani di Arco. Di seguito l’annuncio scritto da Alessandro Parisi (nel video assieme alla poetessa lagarina).

Era il Natale del 1986 quando un gruppo di artisti locali, insieme ad altri volonterosi,
organizzò una serie di manifestazioni nel borgo di Canale di Tenno. Fra queste anche
i Filò nei rustici avvolti. Ebbene, a distanza di 36 anni, un Filò ritorna in quei luoghi
caratteristici, precisamente alla Casa degli Artisti “Giacomo Vittone”, grazie
all’organizzazione dell’Associazione culturale “Giacomo Floriani” di Arco. Sarà
un’ottima occasione per rinnovare il ricordo del poeta e le tradizioni del
passato, non solo recente, grazie alla parlata dialettale che l’associazione culturale
cerca di tenere viva specialmente all’interno delle scuole. Chi vorrà parteciparvi sarà
libero di portare la propria esperienza sia riguardo al poeta rivano sia riguardo al
dialetto, magari in forma poetica. Sarà presente anche Giacomo Floriani in forma di
busto (opera dello scultore Dario Mimiola), che è stato posato nei giorni scorsi nella
“Sala delle lunette” insieme ai quadri di Franco Albino, Bepi Leoni e Giovanni
Monti. L’appuntamento è venerdì 18 novembre prossimo, alle 20.30, appunto presso
la Casa degli Artisti “Giacomo Vittone” a Canale di Tenno
. L’incontro sarà concluso
da un buffet.