Etimologie dialettali

Vedi anche ⟶ Storia del dialetto trentino

Quando parliamo usiamo moltissime parole — ma sappiamo cosa significano davvero? Sappiamo da dove vengono? Già, perché le parole hanno tutte una storia da raccontare: quella del viaggio che le ha portate, di bocca in bocca, dall’Impero romano (e non solo) fino a qui. Una storia spesso incredibile. L’etimologia serve a raccontare questi viaggi. L’etimologia è, cioè, lo studio della storia delle parole.

Curiosità. I mesi di “luglio” e “agosto” prendono il nome rispettivamente da “Giulio” Cesare (G. Iulius Caesar) e dal suo successore Ottaviano “Augusto” (Octavianus Augustus).

Le etimologie hanno due funzioni fondamentali. Da un lato, sono l’unico modo per comprendere l’intimo significato di una parola, perché identificano il concetto nucleare di essa, a cui sono legate tutte le diverse sfumature di significato. In secondo luogo, la storia delle parole di una lingua è anche la storia del popolo che la ha parlata. Studiare le etimologie della propria lingua, quindi, può rivelarsi un suggestivo viaggio alla scoperta della storia e dell’identità del proprio popolo.

In questo modo etimologie nobilitano la lingua. Per questo ho trovato significativo ed emozionante scoprire nelle parole dialettali imparate dai miei nonni (convinti dalla scuola pubblica che la loro parlata fosse volgare e ignorante) le espressioni latine e greche incontrate durante il Liceo! E ho deciso di approfondire lo sconosciuto mondo delle etimologie dialettali.

Ecco come si è svolta la mia piccola ricerca. In un primo tempo ho notato che espressioni come pitòch1 (povero), carega (sedia) e demò (solamente) avevano una somiglianza sorprendente con termini greci o latini di significato affine; rispettivamente: πτωχός (ptōchòs, povero), Cathedra (sedia, cattedra) e demum (solamente). È stato realmente entusiasmante scoprire che queste parole non sono altro che versioni – nemmeno molto alterate – di parole latine o greche: le stesse usate da Pericle nell’Atene nel V secolo a.C., o da Cesare nel foro di Roma prima ancora dell’anno zero!

Ho allora esaminato delle altre parole del dialetto trentino (più di cinquemila sono riportate nel nostro piccolo vocabolario trentino-italiano) e ho scoperto che le loro origini non sono solo latine e greche, bensì anche germaniche. Ho notato – ad esempio – che la parola dialettale sgrében (usata correntemente per indicare dirupi scoscesi e franosi) ha una forte corrispondenza con il tedesco Graben (fossato, pl. Gräben). Oppure che la parola prosàc (che nel dialetto trentino indica comunemente uno zaino) non può che derivare dal tedesco Rucksack (zaino). Ancora una volta, ho trovato la scoperta di questo vocabolario di origine germanica nel nostro dialetto trentino sorprendente e storicamente rilevante: essa non solo testimonia la permanenza millenaria del Trentino (storicamente Tirolo meridionale) nel mondo germanico (Impero germanico, austriaco ed austro-ungarico); ma è anche prova della reale specialità della nostra regione e del radicamento di una cultura mitteleuropea di cui è permeato persino il linguaggio e la cultura popolare.

Per una panoramica completa, per quanto sintetica, della storia e delle origini del dialetto trentino si rinvia alla pagina Storia del dialetto trentino, che funge anche da inquadramento teorico e premessa della presente.

Alla luce di queste prime “scoperte”, ho quindi raccolto il materiale in questa pagina e lo ho organizzato, classificando le etimologie per lingua d’origine e indicandone il termine di derivazione. Ho infine intenzione, nel futuro, di espandere progressivamente questa sezione con l’aggiunta di nuove etimologie alla lista.

Si tenga in considerazione che le ricostruzioni qui riportate sono frutto della mia ricerca personale, e solo in alcuni casi ne ho avuto un riscontro bibliografico. Se avete correzioni o consigli da darmi, non esitate a commentare!

Parola in dialettoParola in latinoEsempio
Albanin
Uovo
Albamen
Cosa bianca, albume (da “albus-a-um”)
Ciapa l’albanin!
Cape albamen!
Baso
Bacio
Basium
Bacio (lat. medioevale)
Dame mili basi…
Da mi basia mille
Brolio o Broilo
Frutteto recintato
Broilum
Frutteto recintato (lat. medievale)
No poderém né vendér, né donàr el brolio.
Brolium nec vendere, nec donare poterimus.
Carega
Sedia
Cathedra
Sedia, seggio (dal gr. καϑέδρα)
El re l’ è sentà su ‘n te la só carega.
Rex sedet super cathedram suam.
Ciapar
Prendere
Capĕre
Prendere
No ciapo sòn.
Somnum non capio.
Coèrzer
Coprire
Coercēre2
Chiudere, contenere
El coerze el bicér.
Poculum coercet.
Demò
Solamente
Demum
Solamente
Son chi demò per ti!
Hic tibi demum sum!
I
Loro
Ei > ii > ī
Loro
I è amìzi mèi.
Ī amici mei sunt.
Migola
Briciola
Micula
Briciola (dim. di “mica”)
Migole de pan.
Miculae panis.
Putèl
Ragazzo
Putus
Ragazzo (cfr. it. “putto”)
L’è en bravo putèl.
Bonus putus est.
Smorzar
Spegnere
*Admortiare
Rendere morto (da “mortuus”, morto)
Smorza el televisór!
Termini dialettali nei quali ho identificato un’origine latina.
Parola in dialettoParola in tedesco
Canederlo
Piatto tipico regionale e mitteleuropeo
Knödel
Piatto tipico regionale e mitteleuropeo
Gibba rua!
Lasciami in pace3
Gib mir Ruhe!
Dammi pace!
Prosàc
Zaino
Rucksack
Zaino
Schützen o Sizzero
Bersagliere tirolese
Schützen
Bersagliere tirolese
Sgnàpa
Grappa
Schnaps
Grappa
Sgreben
Dirupo, discesa scoscesa
Graben
Fosso, fossato
Vàgherle
Carretta, girello, passeggino4
Wagen
Carro, automobile
Termini dialettali nei quali ho identificato un’origine tedesca.

  1. È diffuso soprattutto in Veneto. ↩︎
  2. A suggerire che il termine dialettale derivi da coercere e non da cooperire, da cui deriva invece l’italiano coprire, è il fatto che il termine latino è usato nello Statuto di Riva del 1274 — una delle più antiche testimonianze della parlata trentina, poiché è redatto in un latino già contenente molti termini poi dialettali (per cui costituisce una rara istantanea del processo di trasformazione del latino in dialetto). Cfr. Storia del dialetto trentino. ↩︎
  3. Rilevato nella zona della Val di Non. ↩︎
  4. In origine “piccolo cocchio trainato da un cavallo solo” [Azzolini]. ↩︎
  • L’abbreviazione “dim.” indica che la parola è un diminutivo;
  • Il simbolo * indica che il termine è ricostruito;
  • L’espressione “parola > parola” indica che il secondo termine è frutto dell’evoluzione del primo (ad es. nel latino “ei” dapprima la “e” si è assimilata alla “i” in “ii”, e in secondo luogo la doppia “ii” si è semplificata in una sola “i” lunga).

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.